Negli ultimi decenni, la nostra quotidianità è stata invasa da sostanze chimiche che, seppur invisibili, possono avere un impatto significativo sulla nostra salute. Tra queste, gli interferenti endocrini (IE) meritano particolare attenzione. Ma cosa sono esattamente? E come influenzano la nostra fertilità? E soprattutto, come possiamo ridurre la nostra esposizione, specialmente attraverso l’alimentazione?
Cosa sono gli interferenti endocrini?
Gli interferenti endocrini sono molecole in grado di alterare la normale funzionalità del nostro sistema ormonale. Queste sostanze possono mimare, bloccare o modificare l’azione degli ormoni naturali, causando potenziali effetti avversi sulla salute. Le conseguenze possono includere tumori, difetti alla nascita, alterazioni della capacità riproduttiva e altri disturbi dello sviluppo.
Interferenti endocrini e fertilità: un legame preoccupante
La correlazione tra esposizione agli IE e problemi di fertilità è oggetto di numerosi studi scientifici. Ad esempio, una ricerca pubblicata su Environmental Health Perspectives ha evidenziato come l’esposizione a determinati ftalati sia associata a una riduzione della qualità dello sperma negli uomini. Un altro studio su Human Reproduction ha suggerito che l’esposizione al bisfenolo A (BPA) potrebbe influenzare negativamente la riserva ovarica nelle donne, riducendo il numero di ovociti disponibili per la fecondazione. Più in generale, stiamo assistendo a una presa di coscienza e preoccupazione a livello globale sugli effetti di queste componenti sulla fertilità umana (ad esempio, qualità dello sperma, tumori riproduttivi) e vi sono sempre più prove circostanziali di un possibile legame causale tra queste tendenze e l’esposizione a sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino.
L’esposizione agli interferenti endocrini è stata associata a vari problemi di salute riproduttiva sia negli uomini che nelle donne:
- Riduzione della fertilità: alcuni IE possono diminuire la qualità e la quantità degli spermatozoi negli uomini e influenzare negativamente la funzione ovarica nelle donne.
- Anomalie dello sviluppo riproduttivo: l’esposizione prenatale agli IE può causare malformazioni genitali nei neonati maschi e femmine.
- Endometriosi e sindrome dell’ovaio policistico (PCOS): alcuni studi suggeriscono una correlazione tra l’esposizione agli IE e l’aumento dell’incidenza di queste patologie nelle donne.
- Tumori ormono-dipendenti: l’esposizione prolungata agli IE è stata collegata a un aumento del rischio di tumori come quelli al seno, alla prostata e ai testicoli.
Ridurre l’esposizione agli interferenti endocrini: consigli pratici
Sebbene sia difficile eliminare completamente l’esposizione agli IE, possiamo adottare alcune strategie per ridurla:
- Scegliere prodotti senza parabeni e ftalati: Molti cosmetici e prodotti per la cura personale contengono questi conservanti. Optare per prodotti naturali o certificati privi di tali sostanze può fare la differenza.
- Evitare l’uso eccessivo di plastiche: Il BPA è spesso presente in plastiche rigide e rivestimenti interni di lattine alimentari. Preferire contenitori in vetro o acciaio inossidabile, soprattutto per alimenti e bevande calde.
- Limitare l’esposizione a pesticidi: Lavare accuratamente frutta e verdura e, quando possibile, scegliere prodotti biologici per ridurre l’ingestione di residui chimici.
Alimentazione e interferenti endocrini: un legame stretto
L’alimentazione rappresenta una delle principali vie di esposizione agli interferenti endocrini, poiché molte di queste sostanze si trovano nei materiali di imballaggio, nei contenitori di plastica, nei pesticidi utilizzati in agricoltura e perfino negli additivi alimentari. Adottare scelte alimentari più consapevoli può quindi ridurre significativamente l’esposizione a queste sostanze nocive.
Uno dei primi passi per limitare il contatto con gli IE è preferire alimenti freschi e non confezionati. Gli alimenti processati e quelli venduti in imballaggi plastici possono contenere residui di bisfenolo A (BPA) e ftalati, sostanze che possono migrare nel cibo, soprattutto se riscaldate. Per questo motivo, è consigliabile conservare i cibi in contenitori di vetro, ceramica o acciaio inossidabile, evitando l’uso della plastica, specialmente per alimenti caldi o acidi.
Anche la scelta dei prodotti agricoli è fondamentale: frutta e verdura convenzionali possono contenere residui di pesticidi con potenziale azione di interferenza endocrina. Optare per prodotti biologici riduce l’esposizione a queste sostanze chimiche. In alternativa, è utile lavare accuratamente frutta e verdura con acqua e bicarbonato o soluzioni specifiche per la rimozione dei pesticidi.
Un altro aspetto da considerare è la qualità delle proteine animali. Le diossine e i policlorobifenili (PCB), noti per le loro proprietà di interferenti endocrini, tendono ad accumularsi nei grassi animali. Per ridurre il rischio, è consigliabile limitare il consumo di carni grasse e latticini ad alto contenuto di grassi, preferendo fonti proteiche magre, come il pesce a basso contenuto di mercurio (salmone selvatico, sardine, sgombro), le carni bianche e le proteine vegetali (legumi, tofu, frutta secca).
Un’altra accortezza riguarda i metodi di cottura. Evitare cotture ad alte temperature su griglie o barbecue, che possono generare idrocarburi policiclici aromatici (IPA), sostanze potenzialmente dannose per il sistema endocrino. È meglio prediligere metodi di cottura protetti e/o rapidi (qui trovate un nostro approfondimento) che limitano la denaturazione dell’alimento e la produzione di sostanze dannose.
Anche i contenitori in cui sono conservati gli alimenti che acquistiamo possono influire: Per l’acqua preferiamo bottiglie in vetro, o se in plastica assicuriamoci di non esporle a fonti di calore. Lo stesso vale per alimenti conservati (legumi, passate, sott’oli, sottaceti): cerchiamo sempre contenitori in vetro quando possibile.
Per contrastare l’effetto degli inquinanti ambientali, cerchiamo poi di adottare un’alimentazione ricca di antiossidanti, che possono supportare l’organismo nella riduzione dello stress ossidativo.Adottare queste buone abitudini alimentari non solo aiuta a ridurre l’esposizione agli interferenti endocrini, ma contribuisce anche a migliorare la salute generale, supportando il benessere metabolico e la fertilità.
Gli interferenti endocrini rappresentano una sfida moderna per la nostra salute, in particolare per la fertilità. Tuttavia, attraverso scelte consapevoli nella nostra routine quotidiana e nella dieta, possiamo ridurre significativamente l’esposizione a queste sostanze. Informarsi e adottare abitudini sane è il primo passo verso una vita più equilibrata e sicura.
dott.ssa Beatrice Mösele