Endometriosi e nutrizione: sai quali alimenti è meglio evitare?

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L’endometriosi è una patologia complessa e spesso debilitante, che colpisce milioni di donne in tutto il mondo. Caratterizzata dalla crescita anomala di tessuto endometriale al di fuori dell’utero, può provocare dolore cronico, infiammazione e problemi di fertilità, incidendo profondamente sulla qualità della vita. Oltre alle terapie convenzionali, un numero crescente di studi suggerisce che la nutrizione possa giocare un ruolo chiave nella gestione dei sintomi.

La bioterapia nutrizionale, metodologia basata sulla modulazione dell’alimentazione per favorire l’equilibrio dell’organismo, offre strumenti concreti per contrastare l’infiammazione, riequilibrare il sistema ormonale e migliorare il benessere generale.

Chi soffre di endometriosi deve essere consapevole che alcuni alimenti, pur essendo generalmente considerati salutari, possono in realtà aggravare l’infiammazione a causa delle loro proprietà pro-infiammatorie e andrebbero quindi limitati. Allo stesso tempo, esistono cibi con effetti benefici che aiutano a ridurre l’infiammazione e a contrastarne i sintomi. Di conseguenza, l’alimentazione può svolgere un ruolo cruciale nella gestione dell’endometriosi. Tuttavia, una dieta mirata deve essere personalizzata in base alle specifiche esigenze della donna, al suo stato di salute, alla sua costituzione, tenendo anche conto di sintomatologia, storia clinica e stile di vita. In questo senso l’estrema personalizzazione della Bioterapia Nutrizionale permette di impostare per ogni paziente una dieta mirata e tagliata su misura, come una vera a propria terapia.

Endometriosi: i gruppi di alimenti da evitare

Alcuni cibi possono esacerbare l’infiammazione e alterare l’equilibrio ormonale, contribuendo all’aggravamento dei sintomi. Tra questi:

  • Grano e glutine: le proteine del glutine hanno un potenziale pro-infiammatorio; inoltre l’endometriosi e la celiachia sembrano avere una correlazione che è ancora al vaglio di studi scientifici, ma che viene molto spesso riscontrata nell’interazione quotidiana con le pazienti.
  • Carne rossa: può favorire la produzione di prostaglandine pro-infiammatorie e contenere residui ormonali. Un ampio studio prospettico su oltre 81.000 partecipanti ha evidenziato un aumento del rischio del 56% tra le donne che consumavano più di due porzioni di carne rossa al giorno rispetto a chi ne assumeva meno di una a settimana.
  • Latticini: possono stimolare la produzione di prostaglandine infiammatorie (PGE2 e PGF2α), contribuendo alla sintomatologia dolorosa.
  • Zuccheri raffinati e grassi saturi: promuovono un ambiente pro-infiammatorio e possono alterare la risposta insulinica.
  • Caffeina: l’assunzione eccessiva può aumentare i livelli di estrogeni e contribuire a crampi addominali e infiammazione.
  • Soia e cereali contenenti fitoestrogeni (avena, segale): contengono composti che possono interferire con l’equilibrio ormonale.
  • Alcol: compromette la funzione epatica, riducendo la capacità dell’organismo di eliminare gli estrogeni in eccesso.

Regolazione dell’insulina e infiammazione

Un’adeguata distribuzione dei carboidrati nella giornata, opportunamente bilanciati da proteine e grassi buoni, è essenziale per mantenere un corretto equilibrio insulinico, poiché picchi eccessivi di insulina possono favorire processi infiammatori. È quindi consigliabile seguire un regime alimentare basato sulla stabilità glicemica.

Interferenti endocrini e loro impatto

Sostanze note come interferenti endocrini (ne abbiamo parlato qui) possono alterare la produzione ormonale e favorire la progressione dell’endometriosi. Questi composti sono presenti in materiali di uso comune, come lattine, plastiche e pesticidi, nonché in alcuni alimenti, tra cui pesci di grande taglia e soia. La riduzione dell’esposizione a questi elementi può rappresentare una strategia utile nella gestione della patologia.

Sostanze antinfiammatorie e antiossidanti

Alcuni nutrienti svolgono un ruolo chiave nel contrastare l’infiammazione. Tra questi, la curcuma, lo zenzero e le verdure crude sono ricchi di composti bioattivi con proprietà benefiche. Inoltre, un adeguato apporto di vitamine A, C, E e minerali come il magnesio contribuisce a rafforzare la risposta antiossidante dell’organismo.

La vitamina D è nota per le sue proprietà antiproliferative, antinfiammatorie e immunomodulanti. Studi recenti hanno evidenziato una correlazione tra livelli adeguati di vitamina D e una migliore gestione dei sintomi dell’endometriosi, oltre a un possibile beneficio sulla fertilità.

Non dovrebbero poi  mai mancare in una dieta per l’endometriosi:

  • Grassi ALA (Acido Alfa Linolenico): presenti in frutta secca, semi di lino, semi di chia, salmone, pesce azzurro e avocado, regolano la funzione delle citochine e favoriscono la produzione di prostaglandine anti-infiammatorie (PGE1).
  • Verdure e fibre: essenziali per modulare i livelli ormonali, regolare l’insulina e ridurre l’accumulo di estrogeni. Un incremento del 20-30% del consumo di fibre può favorire un migliore equilibrio ormonale e una maggiore regolarità intestinale.

Molte donne con endometriosi manifestano infatti anche sintomi associati alla sindrome dell’intestino irritabile, tra cui gonfiore, alterazioni dell’alvo e disbiosi intestinale. In questi casi, limitare alcuni alimenti nel periodo premestruale può ridurre i disturbi. Studi recenti hanno inoltre dimostrato che una dieta a basso contenuto di FODMAP (carboidrati fermentabili) può portare a un miglioramento significativo dei sintomi intestinali nel 72% delle pazienti affette da endometriosi.

L’approccio nutrizionale può rappresentare un valido supporto nella gestione dell’endometriosi, contribuendo a ridurre l’infiammazione e a migliorare il benessere generale. Personalizzare la dieta in base alla sintomatologia e alle esigenze individuali è fondamentale per ottenere risultati efficaci e duraturi.

dott.ssa Beatrice Mösele

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