La diastasi addominale: un disturbo che colpisce moltissime donne, e del quale finalmente si sta acquisendo consapevolezza, sia da parte delle donne stesse, che stanno capendo come riconoscerla, sia da parte del personale medico e sanitario nel quale si si sta diffondendo la cultura della prevenzione e del corretto trattamento. Come già ripetuto, da PCare la diastasi addominale viene affrontata dal lato della prevenzione in gravidanza e del trattamento dopo, attraverso la sinergia di specialisti, attività e metodiche.
Cos’è la diastasi addominale?
Durante la gravidanza i cambiamenti ormonali e la crescita dell’utero possono stirare la muscolatura addominale, in particolare il muscolo retto dell’addome, che può arrivare a seprararsi lungo la linea mediana. Di pari passo al progresso della gravidanza, aumenta lo stiramento della muscolatura addominale che perde nei suoi vettori di forza e spesso diminuisce la forza contrattile. La diastasi dei retti dell’addome è molto comune nella trentacinquesima settimana di gestazione, nel 50/60% dei casi può continuare nelle successive sei settimane dal parto, diversamente nel 39/45% dei casi può protrarsi fino a sei mesi. Sono diversi i fattori di rischio che portano allo svilupparsi della diastasi: pèeso e dimensioni del bambino, età della madre, gravidanza gemellare, gravidanze successive alla prima.
Oggi in particolare vi parliamo di come affrontare la diastasi con l’osteopatia.
Ormai sempre più conosciuta anche dal grande publico, l’osteopatia è una terapia manuale olistica in grado di trattare numerose patologie prendendo in considerazione il corpo come una singola unità. Si prende cura del paziente andando alla ricerca della causa del problema ponendo attenzione sulle alterazioni funzionali del corpo, che portano al manifestarsi di dolori o situazioni posturali di varia natura. Qualsiasi sia il problema da risolvere, l’osteopata considera la meccanica della zona e le sue relazioni con gli altri distretti anatomici.
Come viene trattata la diastasi dei retti addominali tramite l’osteopatia?
Dopo aver diagnosticato correttamente una diastasi addominale, l’osteopata può intervenire con l’intento di non far progredire ulteriormente lo stiramento del muscolo retto dell’addome. Nello specifico, lavorando sul muscolo diaframmatico e sul pavimento pelvico, può ristabilire le pressioni che nella fase di gravidanza sono state alterate. Un trattamento diaframmatico non si limita solamente al lavoro sul muscolo stesso, ma su tutte le strutture ad esso connesso con particolare attenzione alla sua vascolarizzazione e innervazione. Allo stesso modo, il trattamento del pavmento pelvico non è limitato allo stesso, ma si interessa di tutto il bacino con connessioni molto precise che arrivano ad interessare anche la zona lombare, sede dei pilastri diaframmatici.
Dato l’apporccio olistico dell’osteopatia, che ha lo scopo di innescare nel paziente un processo di autoguarigione, è molto probabile che il trattamento possa prendere in considerazione la cura di altre aree anatomiche come il rachide cervicale (origine del nervo frenico C3-C5) eventuali organi pelvici (ai quali il bacino fa da contenitore) e l’osso sacro (importante stazione parasimpatica). L’approccio osteopatico, comunque, pone attenzione sulla singolarità e la diversità di ogni paziente e sulle cause che in esso hanno portato allo svilupparsi della diastasi, con un approccio, quindi diversificato da paziente a paziente.
La diastasi si può prevenire?
Sicuramente arrivare alla gravidanza in una condizione fisiologica corretta riduce molto il rischio dell’insorgere della diastasi. Se il corpo è preparato a sostenere l’aumento del volume addominale e lo squilibrio pressorico da esso derivante, le strutture deputate a questo cambiamento saranno libere di compiere il propio lavoro senza nessuna restizione di mobilità o alterazione funzionale.