Lipedema, l’approccio della nutrizione funzionale nel protocollo terapeutico

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La dieta gioca un ruolo chiave nella gestione del lipedema, soprattutto per contenere l’infiammazione e migliorare la sensibilità insulinica. Non esiste una “dieta standard”, ma ci sono diversi modelli funzionali che vanno calibrati sulla singola paziente e sulla sua reazione al protocollo alimentare.

Sebbene il lipedema non sia causato da sovrappeso o cattiva alimentazione, una corretta gestione nutrizionale può ridurre infiammazione, migliorare i sintomi e contrastare la progressione della malattia. Studi emergenti esplorano gli effetti di diversi regimi dietetici con risultati incoraggianti, il cui obiettivo generale è il contrasto dell’infiammazione, il drenaggio, la depurazione epatica e il controllo dell’insulina.

Non si può però avere un approccio generico all’alimentazione in caso di lipedema, anche stando nella cornice di diete low carb o chetogeniche non si può dare solo importanza alla quantità, ma la qualità la scelta e l’abbinamento degli alimenti vanno curati in modo specifico, non solo in base al loro contenuto calorico, di grassi, carboidrati o proteine, ma per le loro specifiche proprietà funzionali.

Cosa vuol dire nutrizione funzionale per il lipedema?

Uno stesso pasto che ha parità di macronutrienti può avere effetti molto diversi sull’organismo. In particolare, in caso di lipedema, sono da limitare il più possibile i cibi ricchi di sodio, i grassi animali e gli alimenti che contengono sostanze proinfiammatorie, come i latticini e i prodotti ricchi di glutine.

Un’alimentazione con approccio funzionale ha come focus l’attivazione e la protezione degli organi emuntori come il fegato, la protezione del microcircolo, la disinfiammazione dell’organismo e il sostegno al microbiota: questo approccio va mantenuto anche all’interno di diete specifiche, permettendo così di trarne i benefici senza effetti collaterali.

Il nutrizionista valuta il regime più adatto al singolo paziente e, insieme al medico curante, anche la necessità di un supporto di integratori utili. Tra questi in modo particolare: vitamina C e magnesio (antiossidanti e antinfiammatori), vitamina D (modulatore delle reazioni immunitarie e infiammatorie), inositolo, acido lipoico e coenzima Q10 (per migliorare la sensibilità all’insulina), bromelina ad alto dosaggio (antinfiammatorio).

Il protocollo di integrazione deve essere personalizzato sia nella qualità che nei dosaggi, in modo da adattarsi alla persona anche a seguito di analisi mirate e accompagnato sempre a un regime alimentare individuale.

Dieta Chetogenica con approccio funzionale

La dieta chetogenica, a basso contenuto di carboidrati e ricca in grassi buoni, induce uno stato di chetosi, che ha effetti antinfiammatori e neuroprotettivi. Nei pazienti con lipedema, può:

Ridurre il dolore e la sensazione di pesantezza

Migliorare la sensibilità insulinica

Favorire la perdita di massa grassa (soprattutto viscerale)

Stabilizzare il tono dell’umore

Uno studio clinico ha mostrato miglioramenti significativi nella qualità della vita e nella percezione del dolore dopo 16 settimane di dieta chetogenica controllata. Tuttavia è una dieta difficilmente sostenibile sul lungo periodo, e può avere controindicazioni. Sempre da portare avanti sotto controllo medico, per poi passare a un regime di lungo periodo.

Dieta Low-Carb funzionale (a basso contenuto di carboidrati)

Anche una dieta low-carb più moderata (circa 50-100 g di carboidrati al giorno) si è dimostrata efficace nel:

  • Controllare il peso corporeo senza intaccare la massa magra
  • Ridurre l’infiammazione sistemica
  • Prevenire il peggioramento dell’insulino-resistenza

È spesso più sostenibile a lungo termine rispetto alla dieta chetogenica e può essere un’opzione efficace nei pazienti con lieve-moderata sintomatologia.

Dieta RAD (Rare Adipose Disorder)

La RAD diet, proposta dalla comunità scientifica che studia le malattie rare del tessuto adiposo, è un approccio alimentare anti-infiammatorio, a basso indice glicemico, con restrizione di:

  • Zuccheri semplici
  • Cereali raffinati
  • Prodotti ultra-processati

Promuove l’assunzione di alimenti integrali, grassi sani (come olio EVO, noci), proteine di qualità, verdure a basso contenuto di amidi e frutta a basso impatto glicemico. Questo stile alimentare può aiutare a gestire il dolore, limitare l’infiammazione e stabilizzare il peso.

Non dovrebbe mai mancare la valutazione di un supporto di integratori, come detto poco sopra, sempre con un protocollo personalizzato e su prescrizione dello specialista.

La dieta deve sempre essere personalizzata e seguita da specialisti, tenendo conto delle condizioni ormonali, metaboliche e dell’eventuale presenza di intolleranze o patologie associate.

dott.ssa Beatrice Mösele

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