DCA, non c’è solo l’anoressia

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“IO SONO QUI!VOI DOVE SIETE?”

Sei parole. Ventuno lettere. Un grido silenzioso nascosto a tutti, o quasi. Sono le parole che si leggono negli occhi delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare. 

Anoressia, bulimia, binge-eating. Stiamo parlando di un fenomeno sempre più diffuso: quello dei “rapporti problematici con il cibo”. Come tutte le disfunzioni legate all’alimentazione, possono causare conseguenze gravi per la salute fisica di chi ne soffre e peggiorare equilibri psicologici e sociali spesso già in bilico.

Tra le cause d’insorgenza che si possono riscontrare troviamo:

• Cause psicologiche o biologiche, molti fattori di rischio sono legati al: forte desiderio di sottoporsi ripetutamente a diete ferree per raggiungere così uno standard estetico ideale;difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti e agli eventi stressanti ;fallimenti amorosi;gravi difficoltà scolastiche o lavorative;alterazione della normale condizione familiare o anche una forzata separazione da essa;lutti o gravi incidenti occorsi a persone care.

• Cause sociali. Uno dei fattori significativi è dato dalla familiarità  di un disturbo del comportamento alimentare. 

Oppure la nascita di tale disturbo può essere collegata al crescere in una famiglia dove esiste una grave difficoltà nella comunicazione interpersonale e nell’ espressione delle proprie emozioni. In questo caso  può considerarsi come una comunicazione senza parole alla famiglia,nella famiglia e per la famiglia (con vari aspetti di protesta, di richiesta di attenzione, di manifestazione di un disagio individuale o del sistema famigliare nel suo complesso). 

Altri fattori di rischio sono legati all’ appartenenza a determinati gruppi sociali in cui è importante il controllo del peso (es. ballerine,ginnaste …); vivere in un paese dove la magrezza viene considerata come un valore sociale positivo.

Bisogna abbattere le barriere a chiedere aiuto e poter intercettare tempestivamente disagi con cibo, peso e immagine corporea, prima che diventino un vero e proprio disturbo.

Gli “altri” disturbi del comportamento alimentare

Sono altrettanto pericolosi, ma non ancora riconosciuti come patologie vere e proprie:

l’ortoressia, caratterizzata dalla maniacale ossessione per una scelta alimentare sanae “pura” (che costringe a dedicare la maggior parte della giornata a studiare le proprietà degli alimenti e alla ricerca del cibo “giusto”); 

-la vigoressia, in cui si abusa di esercizio fisico, di diete iperproteiche e prodotti anabolizzanti, per correggere un corpo percepito come troppo debole o esile; 

-la drunkoressia (dall’inglese drunk e anorexia, ubriaco e anoressia), emergente tra le adolescenti, in cui la persona sceglie di digiunare durante il giorno per arrivare ad assumere ingenti quantità di alcolici all’ora dell’aperitivo.

Spesso le persone che sono affette da queste alterazioni non sono consapevoli del problema e si servono del controllo sul cibo per controllare altri aspetti della vita (ad esempio il lavoro, la scuola, lo sport e gli affetti) o per migliorare alcuni aspetti personali e incrementare la propria autostima, ottenendo il risultato contrario. Compito dei familiari e degli amici è quello di indirizzare la persona verso una consulenza specialistica di tipo psicologico che evidenzi le conseguenze negative dei disturbi alimentari e insegni a trovare delle alternative più funzionali, in modo da restituire al cibo il giusto valore.

Articolo in collaborazione con dott.ssa Greta Manfredonia, psicologa specializzata in DCA


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