Una pratica antica dall’efficacia provata
Se il vostro bimbo è podalico, non rassegnatevi per forza a un parto cesareo: grazie alla moxa (o moxibustione) si può far posizionare correttamente e avere così un parto naturale
La moxa o moxibustione è una delle pratiche della medicina tradizionale cinese di antichissime origini, molto utilizzata in ginecologia e ostretricia. In particolare la moxa viene utilizzata senza controindicazioni per stimolare il feto a posizionarsi correttamente nell’utero materno in vista della nascita, riscaldando il punto V67 (ovvero il punto 67 situato sul meridiano della vescica).
Questo trattamento ha successo nel 70-90% dei casi e la maggior efficacia si riscontra fra la 32^ e la 37^ settimana di gravidanza, anche se alcuni medici lo consigliano anche nelle ultime tre settimane e addirittura fino al travaglio, poiché le dimensioni del feto non sembrano influenzare il rivolgimento spontaneo.
Come funziona?
Il riscaldamento del punto V67 si esegue accendendo un sigaro di artemisia e applicando il calore non direttamente sulla cute ma alla distanza di un “tzun”o”cun”, che corrisponde all’incirca ad una falange e va eseguita per almeno quindici giorni e sospesa nel momento in cui si verifica il capovolgimento; in caso non avvenga va eseguita per altri 15 giorni poi sospesa. La posizione da assumere per una migliore riuscita del trattamento è supina e l’utero deve essere libero da costrizioni (elastico dei pantaloni, delle mutande, dei collant).
Per quanto tempo si esegue il trattamento?
Il numero dei trattamenti è di uno al giorno con una stimolazione di un quarto d’ora per piede. Dopo il trattamento sarebbe opportuno tenere i piedi caldi.